Viaggio “Nel Paese del Sole” – 24-29/09/2024
Ho sempre pensato che i soldi meglio spesi siano quelli in viaggi: viaggiare rende liberi, apre
la mente, non soltanto perché si possono conoscere e ammirare le meraviglie paesaggistiche e artistiche del mondo, ma anche perché si incontrano tante persone, con culture, abitudini, vite, idee differenti dalle nostre, che inevitabilmente finiscono con l’arricchirci, offrendoci altri punti di vista rispetto alla nostra comfort zone.
Da quando poi ho perso parte della mia salute, viaggiare è diventato per me anche una sfida e, nel contempo, uno stimolo e un modo per vivere appieno, per sentire di non sprecare tempo prezioso.
E così, eccomi alla scoperta del Paese del Sole, dal 24 al 29 settembre 2024, da sola, ma in gruppo, un bel gruppo devo dire, di 43 persone tutte cordiali, interessate e disciplinate nel rispettare i tempi (serrati) del tour, sotto la guida cortese e attenta del nostro accompagnatore Tiziano.
La prima e l’ultima giornata di escursioni sono state davvero impegnative: abbiamo percorso a piedi circa 14 km e alla sera non vedevamo tutti l’ora di toglierci le scarpe e farci una bella doccia!
La mattina del 25 settembre, dopo la prima serata in hotel con aperitivo di benvenuto ed ottima cena, è stata dedicata alla visita della Reggia di Caserta, davvero maestosa nelle sue dimensioni: se contiamo anche l'intera estensione del parco, di circa 120 ettari (pari a 1.200.000 mq circa), con i 47.000 mq di superficie dell’edificio, siamo di fronte al palazzo reale più grande del mondo!
All’apparenza, gli interni, se paragonati alla Reggia di Versailles, appaiono meno sfarzosi ma – a mio avviso – più eleganti e raffinati, grazie all’utilizzo di marmi dalle più svariate tonalità e venature, che ingentiliscono il celeberrimo Scalone d’Onore e diversi altri ambienti.
Incuriosisce anche vedere il primo ascensore installato in Italia nel 1844, o il bagno del tutto moderno della regina, o i giochi dei principini e delle principesse, o l’orologio con 24 ore, in sale con soffitti mirabilmente affrescati, impreziosite da mobili d’epoca e stupendi lampadari di vetro di Murano.
All’esterno, per chi vuole risparmiarsi un po’ di fatica, un minibus navetta conduce in fondo al parco, ove sgorga la cascata che alimenta la Via d’Acqua con le sue fontane, che segue la pendenza del terreno scendendo per circa 4 km, offrendo uno spettacolare colpo d’occhio sull’intero complesso della Reggia.
Lasciata Caserta, al pomeriggio una guida locale ci accompagna alla scoperta di Spaccanapoli, nei cui dintorni si trovano ben 200 chiese! Obbligatoria la visita al bellissimo Chiostro delle Clarisse, annesso alla Basilica di Santa Chiara, famoso per le colonne e i sedili maiolicati e per gli affreschi lungo il porticato. Ospite temporaneo in una delle sale del Complesso, ci si offre alla vista lo splendido quadro de La Maddalena di Artemisia Gentileschi, per nostra fortuna tornato nella città, in cui fu dipinto tra il 1630 e il 1635, in occasione di una mostra allestita fino al 19 gennaio 2025.
Dopo esserci ributtati nel fiume umano di Spaccanapoli, brulicante di giovani che affollano i vari locali della movida e di turisti che comprano cornetti (in vendita un po’ ovunque), Pulcinella, taralli e dolci tipici napoletani, giungiamo al Duomo, dedicato all’Assunta e a San Gennaro, ove entriamo proprio nel mentre in cui un sacerdote espone alla venerazione dei fedeli l’ampolla contenente il sangue del Santo scioltosi il 19 settembre scorso. La scienza nutre dubbi sul prodigio, che i napoletani sperano continui a ripetersi tre volte all’anno, giacché in caso contrario qualche sciagura si abbatterà sulla città; io – non si sa mai! – con altri del gruppo mi metto in coda per toccare la reliquia!
Finite le visite con la guida, nel tempo libero mi reco alla Cappella Sansevero. Il giorno prima in pullman ho fatto un tentativo via internet per prenotare la visita online, non prevista nel programma del viaggio: mi è andata bene, giacché con altri quattro compagni siamo riusciti ad accaparrarci i biglietti. Che dire? La Cappella, con i suoi tesori, vale da sola il viaggio a Napoli! Il Cristo Velato lascia senza parole: come ha fatto un giovane scultore napoletano, Giuseppe Sanmartino, tuttora ignoto ai più, a scolpire da un unico blocco di marmo un’opera così bella, perfetta, complicata? Le giro intorno per più di quindici minuti, ammaliata, colpita dalla perfezione del velo da cui traspaiono i segni della passione di Cristo, ma anche le vene, le unghie delle dita dei piedi, l’incavo del costato trafitto… (purtroppo sono severamente vietate le foto!) Le altre statue che adornano la Cappella non sono da meno: solo per citare le più famose, ecco il Disinganno, che si toglie la rete che sembra vera, e la Pudicizia, anch’essa velata, con lo sguardo perso nel tempo, l’albero della vita e la lapide spezzata, simboli di un’esistenza troncata troppo presto, quella della madre di Raimondo di Sangro, settimo principe di Sansevero, che a partire dagli anni ’40 del ’700 riorganizzò e abbellì la Cappella con i molti tesori in essa contenuti (tutte le immagini sono visibili nel sito della Cappella).
Non vorrei più uscire, e mi ci vorrebbero pagine e pagine per descrivere tutta la bellezza visibile in questo piccolo ma ricchissimo Tempio e l’emozione che mi ha trasmesso e che anche ora porto con me …
Il giorno successivo per fortuna si cammina un po’ meno: con la motonave ci rechiamo a Capri, che non mi colpisce particolarmente: le abitazioni, tutte bianche, sono poco caratteristiche, senza uno stile proprio e comune, le vie affollatissime, i negozi e i locali “da vip”, la famosa Piazzetta davvero deludente! Ma il giro (facoltativo) dell’isola in barca, complice un sole ancora estivo tanto agognato da noi del Nord già piombati in un prematuro autunno, mi fa apprezzare il paesaggio costiero, con le sue grotte, i colori del mare in cui si specchiano i celebri Faraglioni e Gennarino, là sullo sperone di roccia, che saluto perché si dice che porti fortuna.
Il 27 settembre è interamente dedicato alla visione ammaliante della Costiera Amalfitana: partiamo dal porto di Salerno, una città gradevole, con le colline circostanti e i palazzi ordinati del lungomare. Nel lento viaggio, ancora una volta baciato da un sole estivo, abbiamo modo di apprezzare i vari borghi della Costiera, che mi riprometto di visitare meglio in futuro. Non conto le foto scattate!
Passiamo da Amalfi, ma la nostra prima destinazione è Positano, che – a differenza di Capri – mi conquista subito con le sue costruzioni colorate poste su più livelli lungo la Costiera. I colori delle ceramiche e dell’abbigliamento notoriamente pregiato mi invitano ad entrare nelle botteghe, e lungo la via principale mi fermo volentieri ad acquistare un piccolo acquerello dipinto a mano da una pittrice di strada, a imperitura memoria di questo bellissimo viaggio.
Sulla via del ritorno, Amalfi ci accoglie con la magnificenza della sua Cattedrale, che brilla nella luce abbagliante di un pomeriggio luminoso e caldo: un luogo che mi conquista, anche negli scorci meno frequentati, come la Fontana “De cape ‘e ciucci” e il Museo della Carta, nel cui shop trovo bellissimi fogli di carta pregiata con stampate frasi celebri, da regalare agli amici più cari al posto delle solite calamite da frigo
L’ultimo giorno di visite, prima del viaggio di ritorno, è al mattino dedicato agli Scavi di Pompei: due ore e trenta di immersione nella storia, nella vita di un’intera città immobilizzata sotto la coltre di ceneri e lapilli del Vesuvio.
Vorrei vedere di più: sono stupefatta dinanzi alla Domus Vettiorum, all’Officina L. Livi Firmi, ai vari Thermopolia, all’Anfiteatro ove si stanno svolgendo (altra fortuna!) i Ludi Pompeiani, con centinaia di figuranti in costume, ma il calore che sale dalle pietre laviche, nonostante le provvidenziali nuvole che velano il cielo (secondo la guida locale, circa + 8 °C rispetto all’esterno del recinto degli Scavi), mi suggeriscono, alla fine del giro guidato, di uscire e di utilizzare il tempo libero per una visita al Santuario della città, davvero meritevole.
Un bel piatto di pesce spada alla griglia in un ristorantino suggeritoci dal nostro accompagnatore Tiziano mi ritempra dalle fatiche degli Scavi e mi prepara alla scarpinata pomeridiana nelle vie della Napoli monumentale.
I Quartieri Spagnoli, addobbati a festa per attirare i turisti e offrire un’immagine più accogliente e rassicurante della città, sono l’ultimo scorcio di Napoli che mi porto via da questo viaggio: dopo aver ammirato il Cristo Velato, il murale di Maradona mi lascia indifferente, ma la brulicante vita delle strette vie dei Quartieri Spagnoli, che mi ricordano tanto quelle di Fès in Marocco, mi colpisce comunque, e mi fa sorridere.
Tornare alla vita quotidiana è difficile: mi aspetta l’avanzato autunno veneto, il lavoro, l’ospedale con le consuete visite di controllo, la quotidianità … Ma nei prossimi giorni di pioggia potrò pensare al sole di Amalfi, al simpatico e comunque accogliente caos napoletano, alla bellezza della Cappella Sansevero e, soprattutto, potrò progettare il mio prossimo tour, e questo – ne sono certa – mi darà la forza di andare avanti.
Ho sempre pensato che i soldi meglio spesi siano quelli in viaggi: viaggiare rende liberi, apre
la mente, non soltanto perché si possono conoscere e ammirare le meraviglie paesaggistiche e artistiche del mondo, ma anche perché si incontrano tante persone, con culture, abitudini, vite, idee differenti dalle nostre, che inevitabilmente finiscono con l’arricchirci, offrendoci altri punti di vista rispetto alla nostra comfort zone.
Da quando poi ho perso parte della mia salute, viaggiare è diventato per me anche una sfida e, nel contempo, uno stimolo e un modo per vivere appieno, per sentire di non sprecare tempo prezioso.
E così, eccomi alla scoperta del Paese del Sole, dal 24 al 29 settembre 2024, da sola, ma in gruppo, un bel gruppo devo dire, di 43 persone tutte cordiali, interessate e disciplinate nel rispettare i tempi (serrati) del tour, sotto la guida cortese e attenta del nostro accompagnatore Tiziano.
La prima e l’ultima giornata di escursioni sono state davvero impegnative: abbiamo percorso a piedi circa 14 km e alla sera non vedevamo tutti l’ora di toglierci le scarpe e farci una bella doccia!
La mattina del 25 settembre, dopo la prima serata in hotel con aperitivo di benvenuto ed ottima cena, è stata dedicata alla visita della Reggia di Caserta, davvero maestosa nelle sue dimensioni: se contiamo anche l'intera estensione del parco, di circa 120 ettari (pari a 1.200.000 mq circa), con i 47.000 mq di superficie dell’edificio, siamo di fronte al palazzo reale più grande del mondo!
All’apparenza, gli interni, se paragonati alla Reggia di Versailles, appaiono meno sfarzosi ma – a mio avviso – più eleganti e raffinati, grazie all’utilizzo di marmi dalle più svariate tonalità e venature, che ingentiliscono il celeberrimo Scalone d’Onore e diversi altri ambienti.
Incuriosisce anche vedere il primo ascensore installato in Italia nel 1844, o il bagno del tutto moderno della regina, o i giochi dei principini e delle principesse, o l’orologio con 24 ore, in sale con soffitti mirabilmente affrescati, impreziosite da mobili d’epoca e stupendi lampadari di vetro di Murano.
All’esterno, per chi vuole risparmiarsi un po’ di fatica, un minibus navetta conduce in fondo al parco, ove sgorga la cascata che alimenta la Via d’Acqua con le sue fontane, che segue la pendenza del terreno scendendo per circa 4 km, offrendo uno spettacolare colpo d’occhio sull’intero complesso della Reggia.
Lasciata Caserta, al pomeriggio una guida locale ci accompagna alla scoperta di Spaccanapoli, nei cui dintorni si trovano ben 200 chiese! Obbligatoria la visita al bellissimo Chiostro delle Clarisse, annesso alla Basilica di Santa Chiara, famoso per le colonne e i sedili maiolicati e per gli affreschi lungo il porticato. Ospite temporaneo in una delle sale del Complesso, ci si offre alla vista lo splendido quadro de La Maddalena di Artemisia Gentileschi, per nostra fortuna tornato nella città, in cui fu dipinto tra il 1630 e il 1635, in occasione di una mostra allestita fino al 19 gennaio 2025.
Dopo esserci ributtati nel fiume umano di Spaccanapoli, brulicante di giovani che affollano i vari locali della movida e di turisti che comprano cornetti (in vendita un po’ ovunque), Pulcinella, taralli e dolci tipici napoletani, giungiamo al Duomo, dedicato all’Assunta e a San Gennaro, ove entriamo proprio nel mentre in cui un sacerdote espone alla venerazione dei fedeli l’ampolla contenente il sangue del Santo scioltosi il 19 settembre scorso. La scienza nutre dubbi sul prodigio, che i napoletani sperano continui a ripetersi tre volte all’anno, giacché in caso contrario qualche sciagura si abbatterà sulla città; io – non si sa mai! – con altri del gruppo mi metto in coda per toccare la reliquia!
Finite le visite con la guida, nel tempo libero mi reco alla Cappella Sansevero. Il giorno prima in pullman ho fatto un tentativo via internet per prenotare la visita online, non prevista nel programma del viaggio: mi è andata bene, giacché con altri quattro compagni siamo riusciti ad accaparrarci i biglietti. Che dire? La Cappella, con i suoi tesori, vale da sola il viaggio a Napoli! Il Cristo Velato lascia senza parole: come ha fatto un giovane scultore napoletano, Giuseppe Sanmartino, tuttora ignoto ai più, a scolpire da un unico blocco di marmo un’opera così bella, perfetta, complicata? Le giro intorno per più di quindici minuti, ammaliata, colpita dalla perfezione del velo da cui traspaiono i segni della passione di Cristo, ma anche le vene, le unghie delle dita dei piedi, l’incavo del costato trafitto… (purtroppo sono severamente vietate le foto!) Le altre statue che adornano la Cappella non sono da meno: solo per citare le più famose, ecco il Disinganno, che si toglie la rete che sembra vera, e la Pudicizia, anch’essa velata, con lo sguardo perso nel tempo, l’albero della vita e la lapide spezzata, simboli di un’esistenza troncata troppo presto, quella della madre di Raimondo di Sangro, settimo principe di Sansevero, che a partire dagli anni ’40 del ’700 riorganizzò e abbellì la Cappella con i molti tesori in essa contenuti (tutte le immagini sono visibili nel sito della Cappella).
Non vorrei più uscire, e mi ci vorrebbero pagine e pagine per descrivere tutta la bellezza visibile in questo piccolo ma ricchissimo Tempio e l’emozione che mi ha trasmesso e che anche ora porto con me …
Il giorno successivo per fortuna si cammina un po’ meno: con la motonave ci rechiamo a Capri, che non mi colpisce particolarmente: le abitazioni, tutte bianche, sono poco caratteristiche, senza uno stile proprio e comune, le vie affollatissime, i negozi e i locali “da vip”, la famosa Piazzetta davvero deludente! Ma il giro (facoltativo) dell’isola in barca, complice un sole ancora estivo tanto agognato da noi del Nord già piombati in un prematuro autunno, mi fa apprezzare il paesaggio costiero, con le sue grotte, i colori del mare in cui si specchiano i celebri Faraglioni e Gennarino, là sullo sperone di roccia, che saluto perché si dice che porti fortuna.
Il 27 settembre è interamente dedicato alla visione ammaliante della Costiera Amalfitana: partiamo dal porto di Salerno, una città gradevole, con le colline circostanti e i palazzi ordinati del lungomare. Nel lento viaggio, ancora una volta baciato da un sole estivo, abbiamo modo di apprezzare i vari borghi della Costiera, che mi riprometto di visitare meglio in futuro. Non conto le foto scattate!
Passiamo da Amalfi, ma la nostra prima destinazione è Positano, che – a differenza di Capri – mi conquista subito con le sue costruzioni colorate poste su più livelli lungo la Costiera. I colori delle ceramiche e dell’abbigliamento notoriamente pregiato mi invitano ad entrare nelle botteghe, e lungo la via principale mi fermo volentieri ad acquistare un piccolo acquerello dipinto a mano da una pittrice di strada, a imperitura memoria di questo bellissimo viaggio.
Sulla via del ritorno, Amalfi ci accoglie con la magnificenza della sua Cattedrale, che brilla nella luce abbagliante di un pomeriggio luminoso e caldo: un luogo che mi conquista, anche negli scorci meno frequentati, come la Fontana “De cape ‘e ciucci” e il Museo della Carta, nel cui shop trovo bellissimi fogli di carta pregiata con stampate frasi celebri, da regalare agli amici più cari al posto delle solite calamite da frigo
L’ultimo giorno di visite, prima del viaggio di ritorno, è al mattino dedicato agli Scavi di Pompei: due ore e trenta di immersione nella storia, nella vita di un’intera città immobilizzata sotto la coltre di ceneri e lapilli del Vesuvio.
Vorrei vedere di più: sono stupefatta dinanzi alla Domus Vettiorum, all’Officina L. Livi Firmi, ai vari Thermopolia, all’Anfiteatro ove si stanno svolgendo (altra fortuna!) i Ludi Pompeiani, con centinaia di figuranti in costume, ma il calore che sale dalle pietre laviche, nonostante le provvidenziali nuvole che velano il cielo (secondo la guida locale, circa + 8 °C rispetto all’esterno del recinto degli Scavi), mi suggeriscono, alla fine del giro guidato, di uscire e di utilizzare il tempo libero per una visita al Santuario della città, davvero meritevole.
Un bel piatto di pesce spada alla griglia in un ristorantino suggeritoci dal nostro accompagnatore Tiziano mi ritempra dalle fatiche degli Scavi e mi prepara alla scarpinata pomeridiana nelle vie della Napoli monumentale.
I Quartieri Spagnoli, addobbati a festa per attirare i turisti e offrire un’immagine più accogliente e rassicurante della città, sono l’ultimo scorcio di Napoli che mi porto via da questo viaggio: dopo aver ammirato il Cristo Velato, il murale di Maradona mi lascia indifferente, ma la brulicante vita delle strette vie dei Quartieri Spagnoli, che mi ricordano tanto quelle di Fès in Marocco, mi colpisce comunque, e mi fa sorridere.
Tornare alla vita quotidiana è difficile: mi aspetta l’avanzato autunno veneto, il lavoro, l’ospedale con le consuete visite di controllo, la quotidianità … Ma nei prossimi giorni di pioggia potrò pensare al sole di Amalfi, al simpatico e comunque accogliente caos napoletano, alla bellezza della Cappella Sansevero e, soprattutto, potrò progettare il mio prossimo tour, e questo – ne sono certa – mi darà la forza di andare avanti.