Non avevo mai affrontato un itinerario così lungo con la Caldana Travel (5400 chilometri complessivi), i dodici giorni del viaggio sono corsi però via veloci e senza peso, nonostante il ritmo incalzante delle giornate piene, grazie anche alla confidenza venutasi piacevolmente a creare nel gruppo dei partecipanti e all'irresistibile spirito di coinvolgimento della simpaticissima accompagnatrice Alessandra.
Partiti da Milano, dopo una sosta a Francoforte, abbiamo scoperto Lubecca, città anseatica tra le più celebri. Ricca di storia, assai distinta, elegante, Lubecca s'imprime nella memoria per le sue guglie verdazzurro, il grande orologio del suo campanile che segna solo le ore, e i negozietti d'antiquariato. Qui si può visitare inoltre la famosa casa dei Buddenbrook legata al romanzo omonimo del Premio Nobel Thomas Mann, bianca, austera, forse solo un po' algida come lo stile del romanzo. Il diavoletto scolpito davanti alla Chiesa imponente dedicata a Maria nel cuore della città la sorveglia ancora offeso e accigliato per il tradimento dei costruttori che eressero un edificio sacro al posto d'una profana birreria.
Di Copenaghen mi ha colpito la frenesia intorno al sontuoso parco dei divertimenti del Tivoli, e mi hanno incuriosita gli aspetti poco noti della città, come la strenua lotta dei suoi quartieri hippy per conservare, ancora ai giorni nostri, la propria indipendenza amministrativa, mentre il tour di parlamento, palazzi e residenze regali ha riscontrato il suo picco nella visita al singolare e ben conservato castello di Rosenburg, con i suoi tesori inestimabili e le collezioni di finissime ceramiche, porcellane ed arredi.
Si entra in simbiosi o si prova comunque un'empatia diversa a seconda della città che si ha di fronte e se in Copenaghen s'annida comunque un fascino mitteleuropeo, non si può che provare meraviglia per la postmodernità intrigante di Oslo, metropoli la cui parte moderna già meriterebbe da sola una visita: la mistica della pianificazione urbanistica ispirata a criteri ecosostenibili, le opere d'arte ironiche e trasgressive, la poesia del porto e dei canali, gli enormi murales d'autore, i locali dalle atmosfere nottambule e ovattate? tutto a Oslo si centrifuga in un cocktail glamour e innovativo (la sua definizione non a caso è ?the blue and the green and the city between?). Gli si può per certi versi paragonare Amburgo, che pure mi ha sorpresa per l'energia dei suoi nuovissimi quartieri, dei suoi capolavori architettonici, come la Filarmonica, per visitare la quale i turisti fanno la fila. In Norvegia non sono comunque da meno, in quanto a suggestioni speciali, i villaggi tra i fiordi, come Flam, o Kinsarvik. C'è in essi un attaccamento alle tradizioni, alla tenacia antica dei vichinghi, di cui queste comunità conservano ancora gioielli artistici, come la meravigliosa chiesa in legno di Borgund o le navi del museo omonimo a Oslo.
Indescrivibili, speciali in tutti i sensi i fiordi. Benché ci sia capitato di affrontare la traversata del Sognefjord a tratti sotto la pioggia - ma il sole in Norvegia non dura in genere per intere giornate data la volubilità del clima - l'emozione dei suoi suoni e dei suoi colori mi ha colpita al cuore. Sembrava di vivere l'estasi sospesa di un luogo remoto e inattingibile, ancora integro, misteriosamente assorto in sé, tacitamente pago della sua innata e ignara bellezza. Nessun luogo mi aveva regalato prima simili vibrazioni positive. Il fiordo ha un suo odore, fatto di spezia, neve, vapore, gabbiano. Nessuna fotografia rende il cortocircuito sensoriale che vi si prova quando si vedono sfilare accanto a sé i suoi bordi frastagliati, e ad ogni curva il paesaggio si disfa e si ricompone, come in un caleidoscopio scolpito dal ghiaccio.
Consiglio il viaggio a chi ama l'inverno, il Natale, la poesia di una capanna a ridosso del bosco, in cui il fuoco può accendersi e ardere vivace anche in agosto.
Sissi
Partiti da Milano, dopo una sosta a Francoforte, abbiamo scoperto Lubecca, città anseatica tra le più celebri. Ricca di storia, assai distinta, elegante, Lubecca s'imprime nella memoria per le sue guglie verdazzurro, il grande orologio del suo campanile che segna solo le ore, e i negozietti d'antiquariato. Qui si può visitare inoltre la famosa casa dei Buddenbrook legata al romanzo omonimo del Premio Nobel Thomas Mann, bianca, austera, forse solo un po' algida come lo stile del romanzo. Il diavoletto scolpito davanti alla Chiesa imponente dedicata a Maria nel cuore della città la sorveglia ancora offeso e accigliato per il tradimento dei costruttori che eressero un edificio sacro al posto d'una profana birreria.
Di Copenaghen mi ha colpito la frenesia intorno al sontuoso parco dei divertimenti del Tivoli, e mi hanno incuriosita gli aspetti poco noti della città, come la strenua lotta dei suoi quartieri hippy per conservare, ancora ai giorni nostri, la propria indipendenza amministrativa, mentre il tour di parlamento, palazzi e residenze regali ha riscontrato il suo picco nella visita al singolare e ben conservato castello di Rosenburg, con i suoi tesori inestimabili e le collezioni di finissime ceramiche, porcellane ed arredi.
Si entra in simbiosi o si prova comunque un'empatia diversa a seconda della città che si ha di fronte e se in Copenaghen s'annida comunque un fascino mitteleuropeo, non si può che provare meraviglia per la postmodernità intrigante di Oslo, metropoli la cui parte moderna già meriterebbe da sola una visita: la mistica della pianificazione urbanistica ispirata a criteri ecosostenibili, le opere d'arte ironiche e trasgressive, la poesia del porto e dei canali, gli enormi murales d'autore, i locali dalle atmosfere nottambule e ovattate? tutto a Oslo si centrifuga in un cocktail glamour e innovativo (la sua definizione non a caso è ?the blue and the green and the city between?). Gli si può per certi versi paragonare Amburgo, che pure mi ha sorpresa per l'energia dei suoi nuovissimi quartieri, dei suoi capolavori architettonici, come la Filarmonica, per visitare la quale i turisti fanno la fila. In Norvegia non sono comunque da meno, in quanto a suggestioni speciali, i villaggi tra i fiordi, come Flam, o Kinsarvik. C'è in essi un attaccamento alle tradizioni, alla tenacia antica dei vichinghi, di cui queste comunità conservano ancora gioielli artistici, come la meravigliosa chiesa in legno di Borgund o le navi del museo omonimo a Oslo.
Indescrivibili, speciali in tutti i sensi i fiordi. Benché ci sia capitato di affrontare la traversata del Sognefjord a tratti sotto la pioggia - ma il sole in Norvegia non dura in genere per intere giornate data la volubilità del clima - l'emozione dei suoi suoni e dei suoi colori mi ha colpita al cuore. Sembrava di vivere l'estasi sospesa di un luogo remoto e inattingibile, ancora integro, misteriosamente assorto in sé, tacitamente pago della sua innata e ignara bellezza. Nessun luogo mi aveva regalato prima simili vibrazioni positive. Il fiordo ha un suo odore, fatto di spezia, neve, vapore, gabbiano. Nessuna fotografia rende il cortocircuito sensoriale che vi si prova quando si vedono sfilare accanto a sé i suoi bordi frastagliati, e ad ogni curva il paesaggio si disfa e si ricompone, come in un caleidoscopio scolpito dal ghiaccio.
Consiglio il viaggio a chi ama l'inverno, il Natale, la poesia di una capanna a ridosso del bosco, in cui il fuoco può accendersi e ardere vivace anche in agosto.
Sissi