Diario di viaggio “Portogallo autentico” dal 16 al 23 agosto 2024
Rientro da un viaggio ricco di bellezze, sia storiche sia paesaggistiche, esaltate da un clima insperatamente fresco e da un cielo sempre blu, dove il bianco di tanti edifici freschi di restauro spiccava brillante.
Partenza da Lisbona, dove io e mio marito eravamo stati 22 anni fa. Il ricordo era quello di una città molto più decadente e un po’ trascurata, ma ancora ricca di angoli particolari e artigiani locali che oggi sono invece quasi spariti. Il sole accecante ha reso meravigliose le azulejos che ricoprono tanti edifici civili e religiosi della città, facendoci gustare la passeggiata lungo il Tago e le soste nelle terrazze affacciate sulla capitale, i miradouros, come quello di S. Pedro de Alcântara, raggiungibile anche a bordo del suggestivo Elevador da Gloria (tram funicolare) partendo dal quartiere Baixa.
La visita centrale della mattina, guidati dal signor Vitor, ha interessato il Monastero del Los Jéronimos (quartiere Belem), prezioso edificio manuelino e primo assaggio di un gusto decorativo proprio del Portogallo, che a Batalha avrebbe poi affascinato per la minuzia delle decorazioni marinaresche. Peccato, invece, per la Torre di Belem, che si è potuta intravedere solo dal bus: il 17 agosto, purtroppo, partiva proprio dal quartiere di Belem la Vuelta spagnola e molte strade erano quindi bloccate.
Lasciata la capitale, il percorso si è sviluppato attraverso numerose tappe che hanno permesso di conoscere luoghi peculiari e poco noti del Portogallo, da punti di vista diversi: ad Alcobaça i tumuli riccamente scolpiti di re Pedro I e della sua amata Ines de Castro, ma non i rivestimenti di azulejos (ornano il refettorio), che avremmo avuto occasione di vedere in molti altri luoghi (es. la Chiesa di S. Miguel all’Università di Coimbra o alla Stazione di São Bento a Oporto).
È evidente che di ogni luogo non si può vedere “tutto”, io ho apprezzato il calibro nella scelta degli aspetti di ogni sito visitato e comunque nel tempo libero accordato per il pranzo è sempre stato possibile approfondire in autonomia i luoghi di interesse.
A Nazaré è stato spettacolare camminare sulla lunga spiaggia ammirando le maestose onde dell’Oceano Atlantico; volendo, con la funicolare si poteva accedere alla parte alta della città, da cui la vista spaziava anche sull’altro lato del capo, dove in inverno si disputano le gare di surf per le onde altissime. Pittoresco vedere sulla spiaggia le reti dove i pescatori dispongono il pesce per l’essiccamento!
Obidos è un piccolo borgo fortificato, come si vede bene camminando sulle mura, a partire dalla Porta da Vila, l’ingresso monumentale decorato da belle azulejos. Quella mattina il sole non era ancora brillante e così i colori della città, il bianco e il giallo, sono stati un po’ sacrificati, ma l’impianto della cittadina è pregevole, con piazze a diversi livelli e casette arroccate nei vicoli.
Batalha è stata una scoperta: un monastero splendido, soprattutto per le Cappelle Imperfette. Vi si accede dall’esterno dell’edificio, prospettiva da cui non ci si immagina lo sfarzo delle decorazioni interne in pietra (ricordano l’Alhambra di Granada); la loro bellezza sta però nel non essere compiute: manca il soffitto, non sappiamo quale sarebbe stata l’intenzione dell’architetto, anche se il risultato è affascinante.
A Fatima, visitato il grande santuario, è stato possibile partecipare alla fiaccolata serale con cui i pellegrini accompagnano la statua della Madonna, quella che ha salvato papa Giovanni Paolo II (nella sua corona è infatti incastonato il proiettile che lo colpì nel 1981). Merita vedere le vecchie foto in bianco e nero appese in alcuni alberghi e negozi, per rendersi conto di come era diverso il luogo dell’apparizione ai tre pastorelli: la cappelletta è conservata, ma sorgeva in mezzo all’aperta campagna, dove oggi si apre, invece, l’immenso piazzale del santuario.
Spostandoci verso Nord, dopo Oporto e la sua Ribeira (quartiere affacciato sul fiume Douro), un'altra scoperta è stata la città medioevale di Guimarães. Il centro storico è stupendo, ancora più la sera, quando le due piazze contigue si animano di tavoli e musica: Patrimonio Unesco da godere camminando nelle strette vie che portano alla Igreja de Nossa Senhora da Oliveira, arricchita da un bel Calvario. Tra le vetrine dei negozi si aprono all’improvviso delle ante di legno che costudiscono le cappelle della via Crucis! Ma il percorso più suggestivo seguendo la via Crucis (anche se al contrario, cioè in discesa) è stato quello del Santuario del Bom Jesus di Braga: la scalinata monumentale, di gusto barocco, è costruita secondo un preciso percorso di ascesi, riflettendo sui cinque sensi: in ogni fontana che decora i rispettivi terrazzi l’acqua sgorga dagli occhi o dalle mani delle figure rappresentate ed è accompagnata da animali di riferimento, come le scimmie per il gusto. Ai lati si aprono poi le cappelle della via Crucis, con la rappresentazione scultorea tridimensionale di alcune scene della Passione. Imponente e assolutamente fattibile, benché il nostro percorso in ascesa sia stato fatto sulla meravigliosa funicolare a trazione idraulica, che regala un breve ritorno a fine Ottocento.
La città di Braga racchiude a sua volta alcuni gioielli, tipo la Capela e Casa dos Coimbras. Nella piccola cappella manuelina, oltre a belle azulejos con la storia di Adamo ed Eva, è conservato un particolare gruppo scultoreo in terracotta policroma che raffigura il Compianto sul Cristo Morto. Questo è uno dei luoghi che nel tempo libero è stato possibile visitare in autonomia e per la modica cifra di 3 euro.
A Coimbra la visita si è articolata sui due livelli della città, partendo dall’alto con la spettacolare Biblioteca Joanina dell’Università, che conserva un tesoro in libri ma anche in decorazioni di legni pregiati provenienti dalle varie colonie portoghesi. Dalle imponenti e bianchissime mura esterne dell’Università non si può immaginare la ricchezza fantasiosa degli interni, che sorprendono per maestria degli artigiani e degli artisti. Scendendo dalla scalinata Quebra Costas (“spezza schiena”), che si avvita per ripidi vicoletti, si raggiunge la parte bassa della città, fuori dell’Arco di Almedina.
A Sud di Coimbra e in direzione Evora, la tappa di Tomar lascia stupiti. Abbiamo visitato il Convento di Cristo, entro il Castello dei Templari, che custodisce due gioielli: la Charola rotunda, l’antica chiesa costruita dall’Ordine nel secolo XII e poi arricchita nel XV per volere del re Manuel I. 16 lati all’esterno e 8 all’interno, divisi da un deambulatorio che permetteva ai Templari di partecipare ai riti religiosi direttamente a cavallo. Un tripudio di oro, sculture e dipinti: eccezionale! E non dimentichiamo la grande finestra del Capitolo, un capolavoro. La pulizia ha permesso di ammirare ogni dettaglio scultoreo, fantasioso nel suo linguaggio marinaresco: la pietra riproduce coralli, sughero, sfere armillari, corde da marinaio e persino un mostro marino dalle fauci spalancate.
Prima di arrivare a Evora, sosta al Castelo de Vide, un piccolo borgo in parte ancora racchiuso nelle mura fortificate e dove si può sperimentare come il tempo si sia fermato. Camminare nelle viuzze sterrate nel silenzio della siesta è straniante ma rilassante. I vicoli del Castello e della Giudaria (qui c’è la più antica sinagoga del Portogallo) si incrociano alla Fonte da Vila, originale nelle sue forme e famosa per le acque terapeutiche. Il vicino borgo fortificato di Marvão ci ha invece permesso di visitare (euro 1.75, 90 centesimi se over 65) il Castello, ben conservato e da cui si gode una vista a 360° sul territorio circostante. Anche in questo caso si attraversano non solo le varie regioni del Portogallo, ma i secoli di Storia, perché in ogni luogo è possibile ritrovare le vestigia arcaiche, come nel bel tempio di Evora, dedicato a Diana, la presenza moresca (come a Marvão), i regnanti portoghesi, la dittatura di Salazar (a Evora pendono ancora tanti manifesti per il 50° della Rivoluzione dei Garofani, con cui il 25 aprile 1974 i portoghesi hanno riconquistato la loro libertà).
Evora è un cantiere, perché nel 2027 sarà capitale europea della cultura e molti lavori di ristrutturazione sono in corso. Passando dalle mura medioevali ben conservate, si accede al centro storico, patrimonio Unesco per aver saputo mantenere intatti gli edifici tradizionali e storici che gravitano attorno alla lunga Piazza do Giraldo, dove l’Inquisizione celebrava i suoi autodafé, i roghi degli eretici. Da non perdere la visita alla Capela dos Ossos, interamente rivestita da ossa umane disposte in modo da creare decorazioni (può ricordare San Bernardino alle Ossa, di Milano) e spingere a riflettere sulla caducità della vita: “Nos ossos que aqui estamos pelos vossos esperamos”. E merita una visita la Iglesia de São João Evangelista, di fianco al tempio romano: a pagamento (noi siamo entrati nel tempo libero), ma è favoloso il paramento di azulejos perfettamente conservate che si dipana su tutte le pareti. Da una botola aperta nel pavimento si può anche vedere l’ossario sottostante.
L’ultimo giorno, prima del rientro a Lisbona, abbiamo visitato il Palacio Nacional de Vila a Sintra, molto ricco di azulejos, le più antiche di epoca moresca (con cardi alternati a fiordalisi, per esempio) e di sale particolari, come quella “delle gazze”. La città era affollatissima: 22 anni fa era deserta! E mi è spiaciuto non aver potuto visitare anche il Palacio National da Pena, che all’epoca era chiuso.
Il Cabo da Roca, entro il Parco naturale di Sintra-Cascais, è uno sperone roccioso a strapiombo sull’Oceano Atlantico: qui, nel punto più occidentale dell’Europa continentale, abbiamo salutato il bellissimo Portogallo!
Rientro da un viaggio ricco di bellezze, sia storiche sia paesaggistiche, esaltate da un clima insperatamente fresco e da un cielo sempre blu, dove il bianco di tanti edifici freschi di restauro spiccava brillante.
Partenza da Lisbona, dove io e mio marito eravamo stati 22 anni fa. Il ricordo era quello di una città molto più decadente e un po’ trascurata, ma ancora ricca di angoli particolari e artigiani locali che oggi sono invece quasi spariti. Il sole accecante ha reso meravigliose le azulejos che ricoprono tanti edifici civili e religiosi della città, facendoci gustare la passeggiata lungo il Tago e le soste nelle terrazze affacciate sulla capitale, i miradouros, come quello di S. Pedro de Alcântara, raggiungibile anche a bordo del suggestivo Elevador da Gloria (tram funicolare) partendo dal quartiere Baixa.
La visita centrale della mattina, guidati dal signor Vitor, ha interessato il Monastero del Los Jéronimos (quartiere Belem), prezioso edificio manuelino e primo assaggio di un gusto decorativo proprio del Portogallo, che a Batalha avrebbe poi affascinato per la minuzia delle decorazioni marinaresche. Peccato, invece, per la Torre di Belem, che si è potuta intravedere solo dal bus: il 17 agosto, purtroppo, partiva proprio dal quartiere di Belem la Vuelta spagnola e molte strade erano quindi bloccate.
Lasciata la capitale, il percorso si è sviluppato attraverso numerose tappe che hanno permesso di conoscere luoghi peculiari e poco noti del Portogallo, da punti di vista diversi: ad Alcobaça i tumuli riccamente scolpiti di re Pedro I e della sua amata Ines de Castro, ma non i rivestimenti di azulejos (ornano il refettorio), che avremmo avuto occasione di vedere in molti altri luoghi (es. la Chiesa di S. Miguel all’Università di Coimbra o alla Stazione di São Bento a Oporto).
È evidente che di ogni luogo non si può vedere “tutto”, io ho apprezzato il calibro nella scelta degli aspetti di ogni sito visitato e comunque nel tempo libero accordato per il pranzo è sempre stato possibile approfondire in autonomia i luoghi di interesse.
A Nazaré è stato spettacolare camminare sulla lunga spiaggia ammirando le maestose onde dell’Oceano Atlantico; volendo, con la funicolare si poteva accedere alla parte alta della città, da cui la vista spaziava anche sull’altro lato del capo, dove in inverno si disputano le gare di surf per le onde altissime. Pittoresco vedere sulla spiaggia le reti dove i pescatori dispongono il pesce per l’essiccamento!
Obidos è un piccolo borgo fortificato, come si vede bene camminando sulle mura, a partire dalla Porta da Vila, l’ingresso monumentale decorato da belle azulejos. Quella mattina il sole non era ancora brillante e così i colori della città, il bianco e il giallo, sono stati un po’ sacrificati, ma l’impianto della cittadina è pregevole, con piazze a diversi livelli e casette arroccate nei vicoli.
Batalha è stata una scoperta: un monastero splendido, soprattutto per le Cappelle Imperfette. Vi si accede dall’esterno dell’edificio, prospettiva da cui non ci si immagina lo sfarzo delle decorazioni interne in pietra (ricordano l’Alhambra di Granada); la loro bellezza sta però nel non essere compiute: manca il soffitto, non sappiamo quale sarebbe stata l’intenzione dell’architetto, anche se il risultato è affascinante.
A Fatima, visitato il grande santuario, è stato possibile partecipare alla fiaccolata serale con cui i pellegrini accompagnano la statua della Madonna, quella che ha salvato papa Giovanni Paolo II (nella sua corona è infatti incastonato il proiettile che lo colpì nel 1981). Merita vedere le vecchie foto in bianco e nero appese in alcuni alberghi e negozi, per rendersi conto di come era diverso il luogo dell’apparizione ai tre pastorelli: la cappelletta è conservata, ma sorgeva in mezzo all’aperta campagna, dove oggi si apre, invece, l’immenso piazzale del santuario.
Spostandoci verso Nord, dopo Oporto e la sua Ribeira (quartiere affacciato sul fiume Douro), un'altra scoperta è stata la città medioevale di Guimarães. Il centro storico è stupendo, ancora più la sera, quando le due piazze contigue si animano di tavoli e musica: Patrimonio Unesco da godere camminando nelle strette vie che portano alla Igreja de Nossa Senhora da Oliveira, arricchita da un bel Calvario. Tra le vetrine dei negozi si aprono all’improvviso delle ante di legno che costudiscono le cappelle della via Crucis! Ma il percorso più suggestivo seguendo la via Crucis (anche se al contrario, cioè in discesa) è stato quello del Santuario del Bom Jesus di Braga: la scalinata monumentale, di gusto barocco, è costruita secondo un preciso percorso di ascesi, riflettendo sui cinque sensi: in ogni fontana che decora i rispettivi terrazzi l’acqua sgorga dagli occhi o dalle mani delle figure rappresentate ed è accompagnata da animali di riferimento, come le scimmie per il gusto. Ai lati si aprono poi le cappelle della via Crucis, con la rappresentazione scultorea tridimensionale di alcune scene della Passione. Imponente e assolutamente fattibile, benché il nostro percorso in ascesa sia stato fatto sulla meravigliosa funicolare a trazione idraulica, che regala un breve ritorno a fine Ottocento.
La città di Braga racchiude a sua volta alcuni gioielli, tipo la Capela e Casa dos Coimbras. Nella piccola cappella manuelina, oltre a belle azulejos con la storia di Adamo ed Eva, è conservato un particolare gruppo scultoreo in terracotta policroma che raffigura il Compianto sul Cristo Morto. Questo è uno dei luoghi che nel tempo libero è stato possibile visitare in autonomia e per la modica cifra di 3 euro.
A Coimbra la visita si è articolata sui due livelli della città, partendo dall’alto con la spettacolare Biblioteca Joanina dell’Università, che conserva un tesoro in libri ma anche in decorazioni di legni pregiati provenienti dalle varie colonie portoghesi. Dalle imponenti e bianchissime mura esterne dell’Università non si può immaginare la ricchezza fantasiosa degli interni, che sorprendono per maestria degli artigiani e degli artisti. Scendendo dalla scalinata Quebra Costas (“spezza schiena”), che si avvita per ripidi vicoletti, si raggiunge la parte bassa della città, fuori dell’Arco di Almedina.
A Sud di Coimbra e in direzione Evora, la tappa di Tomar lascia stupiti. Abbiamo visitato il Convento di Cristo, entro il Castello dei Templari, che custodisce due gioielli: la Charola rotunda, l’antica chiesa costruita dall’Ordine nel secolo XII e poi arricchita nel XV per volere del re Manuel I. 16 lati all’esterno e 8 all’interno, divisi da un deambulatorio che permetteva ai Templari di partecipare ai riti religiosi direttamente a cavallo. Un tripudio di oro, sculture e dipinti: eccezionale! E non dimentichiamo la grande finestra del Capitolo, un capolavoro. La pulizia ha permesso di ammirare ogni dettaglio scultoreo, fantasioso nel suo linguaggio marinaresco: la pietra riproduce coralli, sughero, sfere armillari, corde da marinaio e persino un mostro marino dalle fauci spalancate.
Prima di arrivare a Evora, sosta al Castelo de Vide, un piccolo borgo in parte ancora racchiuso nelle mura fortificate e dove si può sperimentare come il tempo si sia fermato. Camminare nelle viuzze sterrate nel silenzio della siesta è straniante ma rilassante. I vicoli del Castello e della Giudaria (qui c’è la più antica sinagoga del Portogallo) si incrociano alla Fonte da Vila, originale nelle sue forme e famosa per le acque terapeutiche. Il vicino borgo fortificato di Marvão ci ha invece permesso di visitare (euro 1.75, 90 centesimi se over 65) il Castello, ben conservato e da cui si gode una vista a 360° sul territorio circostante. Anche in questo caso si attraversano non solo le varie regioni del Portogallo, ma i secoli di Storia, perché in ogni luogo è possibile ritrovare le vestigia arcaiche, come nel bel tempio di Evora, dedicato a Diana, la presenza moresca (come a Marvão), i regnanti portoghesi, la dittatura di Salazar (a Evora pendono ancora tanti manifesti per il 50° della Rivoluzione dei Garofani, con cui il 25 aprile 1974 i portoghesi hanno riconquistato la loro libertà).
Evora è un cantiere, perché nel 2027 sarà capitale europea della cultura e molti lavori di ristrutturazione sono in corso. Passando dalle mura medioevali ben conservate, si accede al centro storico, patrimonio Unesco per aver saputo mantenere intatti gli edifici tradizionali e storici che gravitano attorno alla lunga Piazza do Giraldo, dove l’Inquisizione celebrava i suoi autodafé, i roghi degli eretici. Da non perdere la visita alla Capela dos Ossos, interamente rivestita da ossa umane disposte in modo da creare decorazioni (può ricordare San Bernardino alle Ossa, di Milano) e spingere a riflettere sulla caducità della vita: “Nos ossos que aqui estamos pelos vossos esperamos”. E merita una visita la Iglesia de São João Evangelista, di fianco al tempio romano: a pagamento (noi siamo entrati nel tempo libero), ma è favoloso il paramento di azulejos perfettamente conservate che si dipana su tutte le pareti. Da una botola aperta nel pavimento si può anche vedere l’ossario sottostante.
L’ultimo giorno, prima del rientro a Lisbona, abbiamo visitato il Palacio Nacional de Vila a Sintra, molto ricco di azulejos, le più antiche di epoca moresca (con cardi alternati a fiordalisi, per esempio) e di sale particolari, come quella “delle gazze”. La città era affollatissima: 22 anni fa era deserta! E mi è spiaciuto non aver potuto visitare anche il Palacio National da Pena, che all’epoca era chiuso.
Il Cabo da Roca, entro il Parco naturale di Sintra-Cascais, è uno sperone roccioso a strapiombo sull’Oceano Atlantico: qui, nel punto più occidentale dell’Europa continentale, abbiamo salutato il bellissimo Portogallo!